mercoledì 1 giugno 2011

A big shadow, on a far horizon.

Il primo e secondo giorno, tra le infinite ore di guida, ci concediamo una pausa a Mataranka, dove ce ne stiamo pigramente a mollo nelle calde acque d'una sorgente termale circondata da palme. Trotterellando poi intorno ad essa per esplorare i dintorni scorgiamo un cartello infisso di fronte ad un laghetto che indica la presenza di coccodrilli d'acqua dolce, ma invita ad immergersi lo stesso in quanto descrive questi animali come "innocui se non disturbati"; sono quelli d'acqua salata ad essere piu' grandi e molto pericolosi. Iniziamo ad esprimere il nostro scetticismo a riguardo proprio nel momento in cui scorgiamo due occhi scintillare verso di noi: un bell'esemplare di un metro e mezzo almeno se ne stava li' a pochi metri da noi, emergendo leggermente con la testa, e immobile ci fissava...
Il terzo giorno sostiamo per dare un'occhiata ai cosiddetti "Devil's Marbles", biglie del diavolo, rocce granitiche impilate in un precario equilibrio, alcune dalla forma spaventosamente sferica. Li' restiamo a dormire, e mentre loro dormono in auto io sperimento sulla mia pelle il significato di quella cosa che studiavamo a scuola fin dalla elementari, chiamata "escursione termica", e monto la mia tenda che durante la notte viene assalita dai "dingos". Si tratta di cani selvatici che in queste aree sono molto numerosi,non aggressivi o pericolosi, ma perennemente alla ricerca di cibo. Convinta d'esserne pulita, dimentico un sacchetto d'arachidi nello zaino, e vengo svegliata alle 3di mattina da due o tre di loro che raschiano sulle pareti, respirano forte, e sembrano voler trovare l'entrata. Continuando a ripetere nella mia mente le parole d'un australiano incontrato qualche giorno prima "oh, they'll come around your tent yeah, but they won't get in, no worries!" barrico la porta d'entrata e mi siedo a gambe incrociate al centro della tenda, ascoltandoli finche' il sorgere del sole li porta altrove. Certa d'essere sola, esco timidamente e osservo impressionata le loro orme intorno a me.
Il giorno dopo passiamo attraverso la piccola cittadina di Alice Springs, l'unica, per rifornirci di acqua,cibo e benzina e ci dirigiamo finalmente verso Ayers Rock,simbolo del paese per eccellenza.
Arriviamo poco prima del tramonto e ci appostiamo, in attesa che il sole in rapida discesa lo colori di magia, e nonostante il gran numero di turisti con tanto di champagne riesco a godere dello spettacolo togliendomi dalla mente le intimazioni di tutti coloro che mi dicevano ne sarei rimasta delusa, realizzando che si tratta solo di una "grande roccia". Certamente e' triste il fatto che vi sia un'area designata per osservarlo delimitata da un recinto, e che si debba pagare una somma non troppo economica per accedere al parco, ma dimenticando le decine di persone che mi circondavano ho chiuso gli occhi ed iniziato ad immaginare. Ho immaginato di camminare sola in questo deserto piattissimo e di scorgere all'orizzonte un'ombra solitaria incredibilmente grande.Ho continuato ad avanzare per lunghi chilometri senza mai distogliere lo sguardo da quell'enorme sagoma misteriosa, per poi riuscire a raggiungerla, e trovarmi faccia a faccia con il monolite piu' grande presente sul pianeta Terra. Allora ho capito la sua magnificenza, ingrandita dall'enorme valore che "Uluru" ha per la storia della comunita' aborigena del luogo.
Percorriamo il sentiero che vi corre tutto intorno notando pitture rupestri, rientranze che in un passato lontano diedero rifugio a molte persone durante il loro cammino ed una minuscola, l'unica, pozza d'acqua perenne, risorsa di vita per aborigeni ed animali da migliaia di anni. No, "Ayers rock" non e' soltanto una grande roccia colorata.Forse bisogna solo avere un po' di fantasia mentre la si guarda, preoccupandosi un po' meno di attendere l'attimo di luce perfetta per una foto ricordo futura, sforzandosi un po' di piu' nel cercare di ricreare un passato lontano.

sabato 28 maggio 2011

ON THE ROAD to the centre!

Plans change fast, when you're travelling with no plans.

Decido di partire lungo la west coast con Paul ed una ragazza austriaca, Martina. La partenza e' fissata al 10 di giugno, ma non mi va di temporeggiare a darwin per altre due settimane. Che fare? Perche' non una bella scampagnata di 2000km verso il misterioso centro del paese?
Cercando, parlando e setacciando la rete in cerca di passaggi trovo due ragazze francesi che mi accolgono animatamente nella loro ford Falcon, Maurice, in un intrepido viaggio verso le meraviglie che circondano Alice Springs. Le incontro giovedi' sera ai mercatini di Darwin, realizziamo d'avere comuni interessi di viaggio ed e' cosi' che l'indomani parto insieme a Marlene ed Anais, o meglio "Les deux Mauricettes", come amano farsi chiamare.
Poche ore bastano ed entriamo in perfetta sintonia. Sdraiata per ore sul sedile posteriore dell'auto mi trovo sovrastata dalle cianfrusaglie di due ragazze in viaggio sulla strada da ormai 8 mesi e non posso fare a meno di notare l'enorme varieta' d'oggetti superflui che si portano dietro: e' la prima volta che viaggio con altre ragazze. Mi tocca ammetterlo, ma la cosa mi fa sorridere, e mentre mi diverto a sentirle cantare melodrammatiche canzoni francesi a squarciagola, approfitto per richiamare alla mente le mie conoscenze della lingua francese, e cerco di sgranchirmi le gambe come meglio posso nel poco spazio a disposizione.

domenica 22 maggio 2011

CHILLING IN DARWIN...


Sabato sera verso le 8pm abbiamo raggiunto la meta, mentre l auto correva impaziente lungo il buio asfalto, circondata da un tramonto rosa ed arancione. L'autoradio trasmetteva una canzone dei Police, mentre sognavo e godevo di quel momento, cosi a lungo inseguito da non riuscire a credere di viverlo.
Una settimana e’ invece ora gia’ trascorsa.
La sera del mio arrivo saluto con poco calore il mio antipatico compare di viaggio, che meno male ho avuto a fianco per tre giorni soli, gli lascio qualche soldo per la benzina, e decido di concedermi il lusso di vivere in ostello per il mio soggiorno darwiniano; scelgo il piu’ economico, che tuttavia subito mi accoglie a braccia aperte con la sua atmosfera elettrizzante, affollata, un po pigra e molto amichevole. Mentre scambio tipiche informazioni con un po di sconosciuti su chi sono, da dove vengo e cosa ci faccio in cima all´Australia, vedo arrivare il mio vecchio compagno di viaggio Paul. Entrambi notiamo d'avere un aspetto molto piu' selvatico, i capelli crescono, i vestiti si sgualciscono..e stappando una bottiglia di economico vino rosso come ai vecchi tempi, ci aggiorniamo dei mesi appena trascorsi, scambiando aneddoti e storie di viaggio accompagnati da grasse risate.
Nei primi giorni mi dedico a camminare attraverso la citta’ in lungo ed in largo, e a rilassarmi sulla sua bellissima spiaggia impegnandomi a non farmi ingannare e richiamare da un mare piatto ed invitante, che contiene in realta’ meduse mortali e coccodrilli d acqua salata. Ogni mattina prendo in prestito la bici di un ragazzo italiano e pedalo fino ad un grande lago, dove mi fermo ad ascoltare il vento e a guardare le paperelle zampettare tranquille. Nessuno intorno a me.  La domenica ed il giovedi mi reco ai Mindil  beach sunset markets, mercatini sulla spiaggia al tramonto che offrono gli oggetti e le performance piu' strampalate…vecchi pescatori cercano di convincermi di aver trovato il dente piu grande del mondo, proveniente da chissa quale estinto enorme mammifero marino, un ragazzino alto 1metro balla sulle note di Michael Jackson con tanto di guanto, cappello e grande precisione di passi, e un paio di artisti di strada piu’ avanti fanno urlare la folla mentre giocano lanciando in aria mazze e fruste infuocate. Verso sera ha inizio un drum'n'bass all'insegna dei didgeridoo, e tantissimi aborigeni prendono possesso della scena ballando e trascinando le persone a scatenarsi con loro.
Ieri sera temporeggiavo nel verde parco di fronte all’ostello con tanta gente da tutto il mondo, chitarre, ukulele, shakers, un po’ d’alcool e quant’altro, quando un australiano ubriachello giunge con troppa arroganza ed un ego troppo grande a disturbare l’armonia del momento. Pur essendo stato accolto a malavoglia si mette a parlare senza dare spazio agli altri, inizia a raccontare della sua passione per il teatro, ed in qualche modo inspiegabile in poco tempo ci cattura, e ci ritroviamo tutti a pendere dalle sue labbra fino alle 4.30 del mattino mentre ascoltiamo racconti irriverenti e ci rotoliamo nell erba per il troppo ridere. La sfacciataggine e l’ironia intrinseche nella persona si rivelano dunque essere delle carte vincenti, e le sue doti da attore decisamente provate. Alle 7.30 oggi ero in piedi, pronta ad affrontare una giornata di esplorazioni all’interno del Litchfield National Park, a 150km circa dalla citta’. Prendiamo in prestito il furgoncino di Paul, che resta in citta’ a lavorare, e ci avventuriamo avvistando un ragno grande quanto la mia mano, ed enormi nidi di termiti.
Tra le innumerevoli cascate e sorgenti naturali ne troviamo una in cui e’ possibile nuotare poiche’ dichiarata priva di coccodrilli o altre fonti di morte assicurata; faccio una nuotata, esploro un po’ il fondale ed I suoi pesci, mi arrampico su delle rocce, raggiungo la sommita’ della cascata, e mentre mi lancio a braccia aperte, senza guardare giu’, penso a quanto sia speciale e sempre piu' stupefacente questa vita itinerante.

sabato 14 maggio 2011

approaching the Top End

 Si comincia. Un paio di giorni, e approssimativamente 2500 km da percorrere .
Partiti mercoledi verso le 5 di pomeriggio  abbiamo guidato fino a Charters Towers, dove ci siamo fermati per la notte. Ripartiti la mattina presto, giungiamo a Mt. Isa al calar del sole, e dopo un rapido giretto l indomani ricominciamo a guidare, ma carichiamo in macchina uno speranzoso autostoppista, Canario, un giramondo proveniente dalle Isole Canarie, che scopro di aver gia incontrato a Byron Bay. Viaggia da chissa quanti anni e si guadagna da vivere intessendo braccialetti. Coraggio e curiosita` o pura pigrizia? Mah, darei a lui il compito di domandarselo. Con un nuovo passeggero proseguiamo, approcciandoci ai 1500 km restanti.
 Nei momenti in cui la strada che infinita si estendeva di fronte al parabrezza iniziava a stancare la vista,la mente ed il corpo, immobile per ore, qualcos´altro cominciava a pervadere I miei pensieri, catturando la mia completa attenzione. Proprio quando la visione di un´incredibile uniformita` di paesaggio prendeva possesso delle mie aspettative, I contorni di esso iniziavano a sfumare. Mentre l`automobile correva veloce sul grigio asfalto, la vegetazione ed il verde quadro che per chilometri mi aveva incorniciata prendeva infatti a mutare. Gli alberi si diradavano, I cespugli si facevano piu` rari, l erba lentamente scompariva mostrandomi piu terra, finche anch essa iniziava piano a sfumare I suoi colori. Falchi e grandi uccelli rapaci si facevano trasportare dalle correnti aeree altissimi nel cielo turchese ed I cartelli stradali si facevano sempre meno frequenti, mentre la terra si tingeva di ocra, come per magia. Incredibile come la lentezza del processo non spenga la grandezza dello stupore provocato dalla visione di un colore cosi unico, steso a tinta unita tutto intorno; nonostante la gradualita` del cambiamento, qualcosa mi faceva credere di essere appena stata capultata all´ interno di un nuovo ambiente, come fossi il soggetto di un quadro dipinto da un pittore indeciso, che all´ultimo momento decide di passare una pennellata di un rosso surreale sullo sfondo alle mie spalle. Una rossa polvere ha iniziato cosi a colorare le scarpe, l´automobile e ad entrare nei finestrini aperti alla calda aria immobile che dall´esterno si percepiva.
Giunto il tramonto ci fermiamo in una piccola area di sosta poco piu a nord di “Three ways”, l´incrocio delle rotte tra Queensland e Northern Territory, dove pianto la mia tenda e mi siedo a chiacchierare con un po di persone li incontrate, con grande stupore: vi e´ nell´ aria una grande cordialita´ ed una particolare confidenza, probabilmente portate dalla consapevolezza diffusa d´essere le uniche persone presenti  nell´arco di migliaia di chilometri.L´ eta´ non ha piu´ alcuna importanza. Ho l´occasione di confrontarmi con una famiglia di australiani che da un anno viaggiavano attraverso il paese con un camper e tre figli al seguito, e mi trovo a dover aiutare la madre a svolgere I compiti scolastici del figlio piu´ piccolo, al quale viene chiesto di riempire una cartina muta del mondo con I rispettivi nomi dei paesi. Dopo un attimo di titubanza , mi rendo conto che nemmeno la madre aveva alcuna idea di dove fossero paesi come Finlandia, Polonia, o addirittura la Grecia, che confusa con la Spagna. Erano una famiglia davvero adorabile, gentilissimi e molto umani, ma anche un gran bell´ esempio, utile a confermare l opinione che in questi mesi e´ cresciuta in me a proposito della maggioranza della popolazione australiana: il mondo  e´ la loro isola, tutto il resto e´ qualcosa che chiamano europa senza sapere dove stia o come sia suddivisa, insieme ad altri ammassi di terra chiamati continenti. Il tutto sta INTORNO alla loro isola, centro del pianeta.
Oltre all´ allegra famigliola mi diverto a scherzare con due donne neozelandesi in viaggio verso il matrimonio di qualche cugina, che emozionate all´ idea di un po´ d´ avventura dopo lunghi anni in cui svolgevano il loro ruolo di nonne avevano deciso di ubriacarsi pesantemente, suscitando in me una marea di risate sincere mentre barcollavano sghignazzando intorno al focolare. Nonostante le estreme differenze nello scopo del nostro viaggiare, ci si sente vicini ed amici, ognuno porta con se´ una diversa storia da raccontare, ed ognuno ha modo di condividere gli imprevisti o le meraviglie del percorso, sapendo d essere compreso, ascoltato e capito.

“ Red dust.
6.50 am.
The first little bird just started singing behind my tent, the sun is about to rise, red,red dust is everywhere and Darwin´s getting closer.
Mi sembra assurdo ed al contempo fantastico che mi trovi finalmente qui, a campeggiare nel deserto, dopo tutto il tempo passato ad immaginare questo momento. Ad aspettare di inoltrarmi in questa rossa polvere che  t invade dappertutto. It feels good.. “



giovedì 12 maggio 2011


Passata una notte a Mackay, prendo un altro bus e vado verso Townsville; quasi tutti vi passano per raggiungere Darwin. Dopo un paio d´ore ricevo un messaggio di risposta al mio annuncio su internet, da un ragazzo Tedesco che si offre di portarmici, condividendo le spese per la benzina. Cosa fare? Cosa non fare? Ci bevo un caffe, decido che e` a posto, e partiamo verso il nulla eterno, mentre dentro di me cerco di fare un po di conti e realizzo di aver incontrato molte piu persone tedesche che non australiane. Purtroppo o per fortuna tra gli itineranti sono molto piu numerosi dei locali.. 

lunedì 9 maggio 2011

Leaving Emerald

Una nota sul mio diario di viaggio, datata 2 maggio, recita queste parole:  “Fisso la mia enorme mappa dell´Australia per ore, sedendo su questo freddo pavimento inospitale, immaginando il tratto nero che traccerò con il mio pennarello quando avrò battuto la strada fino a Darwin”. leggendole ricordo I difficili momenti ad Emerald quando negli ultimi giorni cercavo pazzamente di trovare una soluzione ed una via d´uscita da quel posto senza dover per forza prendere un aereo.
“ Crazy planning.  
È dagli ultimi quattro o cinque  giorni che sto lavorando più di tredici ore giornaliere. Pulizie la mattina, turni da cameriera a pranzo e cena, e dietro al bar quando la cucina chiude. Per un paio di giorni mi sono riuscita a intrufolare in cucina improvvisandomi pizzaiola nel cercare di far vedere agli australiani come si fa, ma ho rinunciato subito dopo aver visto la considerevole quantità di “barbeque sauce” che mi facevano spalmare sulla pizza anche dopo aver cercato di renderla decente con un paio di Verdi foglioline di basilico. Tuttavia me ne importa assai poco poiche era oggi il mio ultimo turno di lavoro. E´notte, e tardi, dormiro per l ultima volta nella mia casetta ad Emerald, nel mio grande letto ad una piazza e mezza. In un paio d ore mi dovro svegliare, rimettere insieme lo zaino e con la mia torcia pedalare fino alla stazione. Li un bus mi aspettera fino alle 5.45 per portarmi a Mackay, e lasciare questo posto per sempre. Goodbye Emerald.”

martedì 19 aprile 2011

Rockin' the Irish experience!!

Sono le 2.30pm, tra qualche ora inizia un’altro giorno di lavoro.
Dopo qualche particolare esperienza nella raccolta dei pomodori e nella piantagione delle fragole intorno alla localita’ di Bundaberg, mi trovo ora ad Emerald, piccola cittadina di minatori nell’entroterra del Queensland. Ho capito d’aver decisamente dato abbastanza al paese per quanto riguarda la frutta ed il lavoro in fattoria!! Qui ho trovato lavoro in un enorme e nuovissimo Irish pub che ha aperto oggi. Nella scorsa e prima settimana abbiamo rimesso a lucido il locale dopo i lavori di ricostruzione, ieri ho ricevuto la mia divisa, e questa sera sara’ il primo giorno di apertura al pubblico! 200 invitati e 3 camerieri? Mi sa che non m'annoiero'. Dopo mesi "on the road", mi sa che mi tocca civilizzarmi di nuovo. A parte prezzi spaziali come nove dollari per una pinta di Guinness ( il che riguarda I clienti, non lo staff J ) l’ambiente e’ molto caloroso e anziche’ pretendere che io mi trasformi in una macchina da lavoro, come normalmente succede, chiedono prima di tutto di mettere in gioco la propria personalita’ e fare amicizia con i clienti. Si prospetta divertente, e la paga non e’ mica male! La prima settimana ad Emerald e’ stata molto, molto particolare. Sono giunta qui insieme a Tom e Jens, un olandese ed un Tedesco conosciuti nella fattoria dove piantavo fragole. Tutti e tre sul lastrico ci siamo fiondati qui per lo stesso lavoro, scoprendo che Emerald non possiede ostelli, e che l’unico campeggio esistente non consente permanenze piu’ lunghe di una settimana.
Sopravvivendo per i primi 7giorni unendo i soldi per pagare il campeggio, cercavamo disperatamente un posto in cui avremmo potuto alloggiare per il mese intero in cui resteremo qui a lavorare, scoprendo che gli affitti sono altissimi. Ma tra i costruttori dell’ Irish Village troviamo un gentile omone australiano che ci affitta una piccola casettina di sua proprieta’ ad un prezzo incredibilmente economico. Ecco che dunque sono ora qui, con una casa tutta per me dopo piu’ di 4 mesi.. No, non e’ banale come appare. Ha una cucina,una camera,un bagno ed un soggiorno, un letto, un TETTO.…. E’ perfetta! Era piu’ o meno vuota, il proprietario ci ha portati nel garage adiacente  e li’ abbiamo rovistato un po’ portandoci in casa tutto cio’ che ci poteva servire. Abbiamo trovato sedie, un frigo, ed uno stereo addirittura, che ho poi trasportato in casa con un vecchio e grande furgone messoci a disposizione. Il primo mezzo a quattro ruote che guido in Australia! Alloggiamo un po’ fuori dal centro, e tutto intorno ci sono prati e altre sporadiche case simili alla nostra; ci attende una sana ora di cammino giornaliero prima di raggiungere il pub. Proprio di fronte a noi c’e’ un bellissimo cavallo nero appartenente ai vicini, la cui stalla e’ troppo piccola, cosi’ com’e’ troppo infelice il suo atteggiamento mentre trotta a testa bassa in uno spazio minuscolo. Forse mi ricorda qualcuno, che ha deciso un giorno di saltare oltre il cancello, e corre ora libero.