venerdì 25 marzo 2011

The great affair is to move.

Travel not to go anywhere, but to go.

Volevi l’incertezza? Volevi l’avventura? Eccoti accontentata.
Mi trovo a Rainbow beach, minuscola ma stupenda localita’ il cui nome deriva dall’ incantevole spiaggia di sabbia con diverse sfumature di giallo,arancione e rosso. Oltre ad essa vi sono quattro vie in croce, un supermercato (che personalmente non chiamerei “super”), due ostelli e case e casette di ogni tipo. Siedo su una panchina con un cellulare, il mio diario, il mio zaino e pochi soldi, e non c’e’ niente o nessuno intorno a me. Ieri notte sono giunta troppo tardi per pensare di accamparmi da qualsiasi parte non conoscendo il luogo, ed ho pagato 24 amari dollari per la notte in un ostello. Cio’ che ora possiedo potrebbe bastarmi per viaggiare un altro paio di settimane e magari arrivare dritta a destinazione prima di fermarmi per cercare un lavoro. Tuttavia siamo sulla East Coast, vero? La zona popolata del paese, dove i paesaggi possono anche essere delle meraviglie naturali, ma dove l’economia del turismo ha preso il sopravvento. Oltre a fantastiche spiagge e tranquille cittadine straripanti di palme c´e’ Fraser Island, l’isola di sabbia piu’ estesa del mondo, le Whitsunday Islands, arcipelago d’isole bagnate da incantevoli acque cristalline, la Great Barrier Reef, grande barriera corallina. Cosa pensavo? Che essendo capace di badare a me stessa avrei potuto volare qua e la’ senza problemi? Mi sbagliavo. Mi sbagliavo perche’ i viaggiatori sono molto piu’ rari dei turisti in questo mondo, e quello che la gente cerca nel tragitto e’ la sua comodita’ piu’ che il suo senso. Ma la cosa peggiore e’ vedere che molto sono miei coetanei, tutti in fila ad aspettare di essere imboccati.  
Prendiamo ad esempio l’esplorazione di quest’isola di sabbia tanto protetta e orgogliosamente dichiarata patrimonio dell’UMANITA’, che e’ invece patrimonio del business. Essendo molto estesa ci vuole un 4x4 per visitarla come si deve, e questo lo posso capire. Non posso capire invece come il noleggio di un’automobile salga a duecento dollari giornalieri, come le agenzie per “backpackers” che indianeggiano tanto nell’aiutarci esistano solo per vuotare i nostri portafogli e farci credere che l’avventura sia scoprire un luogo seguendo chi lo conosce gia’, riempiendoci il cervello di idiozie mentre ci convincono che da soli non possiamo farcela ma con loro si’. Oh si’.. e’ cosi’ facile! Firmi qua, firmi la’ e senza alcuno sforzo eccoti tre giorni organizzati alla perfezione con tutto incluso e tante cose gratis! Cibo,alloggio,traghetto,istruzioni,guida,tutto fatto! Un sogno! Basta solo dare loro in cambio 400 DOLLARI! Ladri, da me non li avrebbero nemmeno se li possedessi. Tuttavia le possibilita’ sono due: o ti adatti a loro, o possiedi un fuoristrada. In sostanza, ho levato i picchetti e ho proseguito il mio percorso.

Come il mio amico olandese Tom diceva sempre, questo e’ un viaggio e non una vacanza: gli scenari e le lezioni imparate durante il tragitto contano piu’ delle mete raggiunte. Siamo qui per questo, e non per sdraiarci sotto un ombrellone per la cui ombra alleggeriamo un po’ di piu’ il nostro portafogli ogni ora.

venerdì 18 marzo 2011

yeah, time is flying. But YOU ARE THE PILOT...


Fremo. Fremo dal bisogno di cambiare nuovamente, muovermi, vedere nuove persone: domenica lascio Byron Bay.
Quando si intraprende un viaggio lungo mesi o anni, una cosa bisogna sempre tenerla a mente: l’abitudine e’ nemica dell’avventura. E’ probabilmente nella natura umana adagiarsi nelle comodita’ e nell’usuale, ed e’ molto facile dunque perdersi in una nuova routine, ma sono partita per evadere una routine che m’intrappolava, e cio’ che cerco non sono nuove abitudini, bensi’ adrenalina. Si deve fare attenzione pero’, dopo il primo momento di eccitazione per una novita’ a non cadere nell’inganno che cio’ accada sia la norma, ma non sempre e’ facile come sembra. Non e’ nella norma che ci sia un oceano e molto di piu’ tra il luogo in cui mi trovo e quello che era casa mia, tra me e i visi fidati che ogni giorno vedevo. Non e’ nella norma che mi svegli la mattina e faccia colazione con persone mai viste prima e provenienti da quasi ogni parte del mondo. Non e’ nella norma che ogni giorno abbia la possibilita’ di svegliarmi, guardarmi intorno, pensare di volermene andare, rimettere insieme lo zaino, arrotolare il sacco a pelo, disfare la tenda e andare. Senza dover rendere conto a qualcuno del perche’, senza doverlo chiedere nemmeno a me stessa; solo seguendo il mio istinto, che e’ l’unico che sto accettando di ascoltare durante questo viaggio.
Tutto cio’ non esisteva fino a 4 mesi fa e non esistera’ piu’ quando il gioco finira’. Percio’ non e’ routine. Percio’ non e’ normale. Percio’ non potrei mai stancarmi di stupirmi o lasciarmi stupire da ogni piccola cosa qui presente. Percio’ non perdo mai l’occasione di parlare con le infinite persone che incontro anche quando, raramente, il primo impatto e’ negativo, perche’ a volte soprattutto loro avranno qualcosa da insegnarmi. E’ difficile, sara’ difficile, dimenticarla, una simile sensazione di liberta’ e pace. Ma non e’ di certo un problema al momento!! carpe diem.

lunedì 14 marzo 2011

Butterflies and colours all around!


Fin dal giorno in cui sono arrivata,  questo posto mi fa impazzire. Capelli lunghi e spettinati ovunque, gente conciata nei modi piu strani, vestiti colorati, arte, musica e molti artisti di strada. Dormo in un ostello con campeggio, dove lavoro in cambio d’alloggio gratis. Il mio piano era “passare” a vedere questa Byron Bay di cui tutti parlano, starci due giorni, e proseguire lungo il mio tragitto. Sara' per il surf, le spensierate notti di baldoria, i tuffi nell’oceano a notte inoltrata, le passeggiate a piedi nudi in citta’, e le chiacchiere in liberta’ con svedesi, francesi, tedeschi, norvegesi... ma c’e’ un’aura di magia intorno a questo luogo, e quasi 2settimane sono passate dal mio arrivo. Oggi, dopo una spaghettata per pranzo mi sono recata scalza al mercatino che due volte al mese si svolge qua vicino. Ho vagato per qualche ora tra venditori di tutti i tipi, osservando le cose piu’ strampalate; da braccialetti a strumenti musicali in legno a vestiti, cibo thai, frullati di frutta ed una miriade di prelibatezze ed oggetti interessanti. Tutto cio’ al ritmo dei buskers che suonavano in ogni angolo: ho lasciato un dollaro ad un contrabbassista ed un chitarrista matti e particolari che gia’ avevo incontrato tre volte almeno in giro per la citta’. Si ostinavano a insistere con lo stesso scherzo verso tutte le persone che si fermavano. Dopo aver suonato un po’, uno di loro sosteneva che il suo cappello fosse appartenuto a Johnny Cash, finche’ di fronte alle facce confuse e derisorie di tutti se lo toglieva porgendolo in attesa di “cash”, strappando un sorriso a tutti.

domenica 6 marzo 2011

LONGBOARDS in the rain


Mi trovo a Crescent Head, piccolissimo villaggio famoso per il longboard surf, circa 300 km a nord di New Castle. Ci sono arrivata con un passaggio preso da un Tedesco, Joe. Un bravo e prudente autista, ma una di quelle poche persone con cui non andrei nemmeno a bere un caffe’. Cercando di instaurare una conversazione scopro che Joe e’ un  fanatico di dance music, e anche le mie orecchie hanno modo di notarlo ….. se solo l’avessi saputo prima!!! Mi sono sorbita 5 ore di “tunz tunz” , nonostante I miei ripetuti tentative di piazzare un cd ogni volta che usciva dall’auto, o le mie educate richieste di un po’ di varieta’ musicale. Una volta realizzato di aver imparato a memoria l’ultima hit di Britney Spears e tutti i remix di Rihanna ho deciso che era veramente una tortura troppo crudele da sopportare. Ho cosi’ semplicemente chiuso la radio senza cercare altri compromessi, ricevuto un’occhiata d’odio, e iniziato ad ascoltare gli uccellini fuori dal finestrino.
Mi affaccio su una spiaggia magnifica.  Sono con Eve, una ragazza che ha preso il mio stesso passaggio. Abbiamo dormito in spiaggia con sacchi a pelo ed una zanzariera appesa ad un albero. Ha iniziato a piovere alle 5.30. Percio’ mi trovo ora sotto una tettoia e fisso un nero mare. Il sole ancora non e’ sorto, ma i primi surfers iniziano ad arrivare con le loro auto e le loro longboards fissate sul tetto, nonostante sia piuttosto freddo e piova a dirotto. Ma il sole tra meno di un’ora sorgera’, ed un nuovo giorno avra’ inizio. Oggi ci si rimette in strada, verso Byron Bay.
Un insetto che non saprei definire, lungo circa 10cm e largo 5 mi sta zampettando allegramente davanti: penso sia il piu’ grande e schifoso abbia visto in Australia finora; ma dopo un po’ non ci si stupisce piu’. Per chi crede che stia viaggiando in un paese pericolosissimo e pieno di mostri, come io pensavo che fosse prima di mettervi piede, voglio riportare delle righe trovate in un libro del 1978, “Discover Australia’s National Parks”, che se ne stava abbandonato sulla mensola polverosa nel soggiorno di un ostello per il quale mi e’ capitato di passare tempo fa…. “ All things considered, the Australian bush is a most benign environment. It has reptiles, insects and plants that bite or sting, but when you’re walking through the bush they seem very few and far between. Once you’ve been in the bush a few times, and slept out on the ground on a crisp, starry night, you will find that the land is far from hostile, as the early explorers and settlers thought. It is a place where everything goes about its own business of living and you can, if you respect the bush, wander at will and be accepted.”  Nulla di piu’ chiaro e veritiero.

venerdì 4 marzo 2011

LONELY WANDERING BEGINS!

Quarto mese. Quarto nuovo inizio. Ritornati a New Castle, e’ il momento di nuovi saluti e di una svolta. Mi ritrovo cosi’ sola soletta in un grande ostello pieno di visi ignoti, all’ altro capo del mondo, ma pronta ad intraprendere la mia prima esperienza di viaggio in solitaria. Affrontando di petto la mia personale decisione di isolarmi da tutti, spendo gli ultimo soldi necessari per prepararmi all’autonomia e cerco di pianificare il mio tragitto. Dopo qualche titubanza decido di non comprare alcun biglietto per proseguire: niente treni, aerei o autobus. Mi affido alla sorte e decido di andare verso nord e risalire la East Coast, stabilendo come unica meta d’arrivo Cairns, ma senza alcuna certezza sul mezzo che li’ mi avrebbe portata o il tempo che avrei dovuto impiegare per raggiungere il mio obiettivo. E’ piuttosto impossibile infatti prevederlo, quando si decide di viaggiare saltando nelle auto delle persone conosciute e incontrate lungo il percorso. Piu’ sicuro dell’autostop, ma ugualmente imprevedibile. Si comincia!!! Nobody can stop you now.