mercoledì 17 agosto 2011

FIND WHAT IT IS THAT YOU SEEK!

It's a strange feeling. I never had any problem in describing my mood, but this is a different day, and I can't do much more than stare at a clear white page.
Beautiful or deadly animals I picture in my head, green overwhelming nature or woods on fire, and the hundreds of people that knew my name. Some of them knew nothing more, some got to know my personality, some dug into my weaknesses, some others were surprised by the strength I hide. Who I will meet again along my life's course, who I will never meet again, who I have already forgotten, who I will never be able to forget. Every single thing, starting from the most terrifying insect I saw to the untasty instant noodles that followed me on my roadtrips, from having breakfast and dinner with different people every day to the long, long kilometres I walked with my own legs had an impact on my soul. They built a different person, with a different consciousness of the world we are living in, with wider horizons, and stronger opinions. The little world I will join again tomorrow will be screened by two very different eyes; they will give a more critical look, but somehow it will be softer as well.
I have reached the end now, and I can serenely say that I had absolutely no clue about what was going to happen on my way to Australia, and even if it matched my hopes, I didn't know that the first important decision of my life would have been the best one. At the time, I didn't know what I was looking for, I still don't know it now, but I do know what I have found. I've found something I will treasure for ever, something I'll try to teach the people I love, but that they'll never learn if they don't get out of their safe homes and find it themselves. Something I will try to tell, but I'm not sure I'll be able to.

So, what is the biggest lesson I learnt ? How could I describe the improvements of this whole year of travelling around with only a few words?

I think I know what happened. I think I fell in love. I fell in love with life, with a free life.

GARRET STYLE days

The Overland entered Melbourne's Southern Cross Station as I saw a young guy with garish blond hair, big headphones and a colourful scarf standing out of the crowd. He was impatiently looking around..he must have been waiting for somebody, I thought.
The biggest, spontaneous smile exploded on my face as I got off the train, grabbed my backpack and ran into him. He took my hand, and together we walked through a rushed month in the metropolis of arts.
Arrived in 21 Marwick street I meet Goran's flatmates, who widely open their doors to a wandering girl who had not seen a house and a proper shower for a long, long time. From the first day she's been satisfied with great food, comfort and smiley faces, as she was finding her way through the big city after the longest time ever spent in complete natural isolation.
I remember the first days were hard. I had trouble in following the rhythm, trams were coming from every direction, my mobile phone was ringing.. I did not like all of that. I can see myself walking down Brunswick Street for hours, going into every café and restaurant, trying to look happy and confident while I was hoping to get a job though it was the last thing I really wanted, still trying to realize that my travels were over,come to their end. No more animals jumping around me, no more funny trees,no more sand, no more rocky roads... I can see all those people bumping into me along those wide crowded streets, as I was too slow for them; while walking through nature every thing alive knows you're passing, and gives you way. Ants included.
However, as usual, every little piece slowly found its place. I found a part time job just in front of the restaurant where my brother was cooking,I finally had the chance to learn and listen to the new songs Galeb had produced, and to be happily surprised while meeting his new Melbournian friends. I heard about them, I was curious to meet them, and what happened is that once again I could confirm how amazing his capability of attracting good people is. Each of them had a different character, a different interest, a good story to tell, and I would thank them all for the amazing enthusiasm they showed in getting to know me, and the love they all transmitted to me on my last day, while a great and improvised cocktail party celebrated the end of my adventure, the end of this amazing year, the start of a new beginning.

domenica 10 luglio 2011

The Indian Pacific, Perth to Melbourne.

A mind full of questions, and a teacher in my soul.

E' arrivato il momento. Quel momento non esattamente bramato in cui le mie esplorazioni selvagge si sono concluse nel riportarmi in citta'.
Arrivati a Perth andiamo a vedere l'ultimo film di Spielberg con tanto di popcorn, passiamo la sera in un pub ad ascoltare un po' di musica live, faccio amicizia con una delle band, e grazie a qualche birra in piu' compro pure il loro cd.

Lo guardavo correre dietro al mio treno, salutando e sorridendo con un po' di malinconia. Avrei voluto saltare giu' da quel treno in corsa per atterrare nel passato, e invece sono rimasta seduta a guardare. Guardavo quel volto per l'ultima volta, e tutte le nostre avventure sembravano inscritte sulla sua fronte. Il treno prendeva velocita', usciva dalla stazione, e lui spariva insieme al cemento. Guardavo allora un torrente scorrere intrepido accanto alle rotaie, ed un mare di alberi tutto intorno, vedendo i miei ultimi 250 giorni di vita passare di fronte ai miei occhi, come diapositive in una successione troppo veloce da poter seguire; le immagini si sovrapponevano, e la natura sovrastava con troppa potenza all'interno di esse. Osservavo il verde scorrere fuori dal finestrino, e con la mente toccavo gli alberi che avevo arrampicato, sentivo il calore del focolare che mi scaldava durante la notte, cercavo di avvicinare i canguri che mi circondavano, ed assaporavo l'acqua piovana che mi aveva tenuta in vita. Eddie Vedder sussurrava nel mio orecchio, ricordandomi la destinazione del mio treno: societa'. Vedevo il capostazione muovere le labbra mentre portavo il volume dell' mp3 al massimo pensando a quanto le sue parole potessero risultarmi futili al momento, e chiudevo gli occhi credendo di non essere attorniata da persone frettolose, credendo di poter ascoltare una cascata infrangersi dietro alle mie spalle, credendo di poter alzare il capo e rivolgermi ad uno stormo di pappagalli, sperando di potermi sporgere su un pendio, ancora una volta, ed aprire le braccia ad un forte vento. I colori subito si associavano, portando la mente a vagare in quel furgoncino del 1984, che paziente e coraggioso mi aveva trasportata per cosi' lungo tempo attraverso questo meraviglioso ed altrettanto rosso paese. Rivivevo le notti passate in quei luoghi cosi' isolati dal mondo, dove la vita e' cosi' semplice, cosi' pura, cosi' dolce. Dove camminavo senza incontrare nessuno, se non qualche farfalla che a lungo inseguivo cercando di fotografare, o qualche tronco da scavalcare. Non mi sarebbe stato facile capacitarmi della fine di quei giorni, se non fosse stato per il treno che correva sempre piu' forte, mentre dentro di me avevo un'energia tanto grande da poter correre piu' forte di esso, ma nella direzione opposta sulla linea del tempo e dello spazio.Un'energia che accumulata in me voleva esplodere, forse solo nel concretizzare un sentimento che altro non era che una paura enorme di rimanere nuovamente affetta dal parassita della superficialita' e del materialismo, del quale la societa' odierna sara' eterna portatrice.
Tutto cio' che potevo fare era star seduta su quel sedile cosi' comodo, a sentirmi tirare via da una vita chiara e trasparente, scandita da un tempo che e' paziente. Molto piu' paziente di quello che fin dalla nascita siamo stati limitati a conoscere.

venerdì 8 luglio 2011

THERE'S A LONG WAY TO HEAVEN, it's faster through nature.

Sulla guida di Paul scopriamo con grande gioia di un sentiero di 60 chilometri con partenza in un piccolo parco nelle vicinanze, e senza nemmeno parlarne troppo accendiamo i motori verso Yanchep National Park. Li' raccogliamo un po' d'informazioni a riguardo, avvisiamo i ranger della nostra decisione, scopriamo d'essere gli unici sul percorso, e ci inoltriamo a cuore aperto in una nuova piccola avventura. Suddividiamo il cammino in tre giorni secondo la presenza di rifugi lungo la via, buttiamo delle calze e un po' di cibo in zaino, ci assicuriamo che l'auto sia a prova di ladro prima di lasciarla, ed al tramonto partiamo. Circondati da una costellazione di canguri, sempre molto attivi al calar del sole, tracciamo i primi cinque chilometri utili a raggiungere il punto di partenza, in presenza del primo rifugio. Con una torcia (la mia alza bandiera bianca scaricandosi dopo venti minuti) attraversiamo una foresta lungo un lago, non vedendo ad un palmo dal naso e frastornati dal forte gracidare delle rane e dagli ultimi uccelli che ancora infestano le fronde. Ad ogni strano suono non riesco a fare a meno di sobbalzare ed istintivamente attaccarmi a francobollo sullo zaino di Paul, che apre la via, la luna e' ridotta ad uno spicchio e la vegetazione e' fitta, ma fortunatamente il tracciato e' facile da seguire.
Raggiunta la meta troviamo un tavolo ed un rifugio semi aperto dotato d'un ripiano di legno sul quale dormire. Nonostante l'inverno inoltrato una maglietta leggera durante il giorno compie il suo dovere, ma non appena il sole alle 5.30 abbandona il nostro orizzonte il freddo umido entra nelle ossa. Chiudo il mio sacco a pelo fin sopra ai capelli, indosso due paia di calze e tutti i vestiti che mi son portata ma non e' sufficiente, e mi ritrovo a dormire con la mia grande sciarpa avvolta intorno ai piedi, cercando di chiudere occhio e scaldare due ghiaccioli immobili.
Alle 6.30 la prima "kookaburra", the bushman's alarm clock, inizia a cantare con quel suono simile ad una scimmia urlante che conosco ormai cosi' bene, la mia sveglia da sette mesi. E' tuttavia la prima volta che sono felicissima di sentirla:annuncia il sorgere di quel grande sole australiano che in qualunque stagione scalda qualunque cosa. Apro gli occhi ed il mio compare d'avventure gia' siede di fronte ad un fuoco acceso sorseggiando un caffe'. Preparo la colazione, raccogliamo i nostri pochi averi e verso le nove siamo pronti ai 16 chilometri della prima giornata. Il paesaggio e' semi desertico ed invariato lungo tutto il tragitto, il sole alto ma anche l'umore, e tra i dieci tipi di piante che distinguiamo nessuna e' priva di spine assassine. Giunti al secondo rifugio con qualche graffio in piu', c'attende un buon sonno, poiche' decidiamo di dormire per terra accanto ad un fuoco. Metto a tacere le mie paranoie riguardo al fuoco incontrollato e dormiamo benissimo. Ogni volta che esso accennava a spegnersi uno dei due era gia' intento a ravvivarlo, sveglio a causa della sua mancanza. Camminiamo 20 chilometri il secondo giorno, e quando stanchi arriviamo al rifugio divoriamo i nostri panini giornalieri e trascorriamo il resto del pomeriggio chiacchierando, leggendo, o scrivendo intorno ad un focolare, immersi in una bolla di pace e serenita'. Fatti altri 20 il terzo giorno, concludiamo su una strada non troppo trafficata dove facciamo l'autostop per tornare indietro, avendo grande fortuna e non aspettando piu' di 5 minuti. La soddisfazione e' enorme, quasi quanto il pranzo che cuciniamo una volta ritornati all'auto, che fedele e solitaria c'aspettava pazientemente.

lunedì 4 luglio 2011

Martina ci lascia a Geraldton, dove per la prima volta dopo due settimane avvistiamo un McDonald's,che di certo non c'attira, ma ci fa capire d'essere entrati in un piccolo nucleo civilizzato. Sfruttiamo dieci minuti di internet in una libreria per lasciare in rete qualche segno di vita, facciamo la spesa e proseguiamo rotolando verso sud. Il giorno seguente giungiamo nel Nambung National Park, piccola area desertica pullulante di appuntite rocce che spuntano da una sabbia gialla quanto loro, circondata da ettari ed ettari di verdi cespugli e praterie: si', dal punto di vista territoriale questo paese e' il re delle bizzarrerie, ma e' di questo che siamo alla ricerca, si chiama imprevedibilita'. Per la felicita' dei pigri, all'interno del parco e' stata creata una traiettoria percorribile in macchina, per favorire ed agevolare le persone ad osservare la natura da un abitacolo. Stupefatti e terribilmente depressi, dopo 5 metri di guida ci scambiamo un'occhiata d'intesa, posteggiamo il furgone, prendiamo una bottiglia d'acqua e percorriamo i quattro chilometri a piedi saltellando allegramente in questo cosiddetto "Pinnacles Desert". Spendiamo la notte in un'area di sosta e iniziamo a rimuginare sul nostro futuro prossimo. Il mio treno verso Melbourne parte il giorno 10 da Perth, ed in effetti nessuno dei due se la sente di passare piu' di tre giorni in citta'...

venerdì 1 luglio 2011

ROXANNE, the red van, again.

"Janis Joplin si sgola dalle misere casse del furgoncino, canguri saltano in mezzo alla strada, e cosi' mi ritrovo a guidare su una strada non asfaltata, rocciosa e piena di buche, procedendo a venti all'ora per cercare di evitare la morte di animaletti innocenti, e soprattutto la morte definitiva delle gia' pessime sospensioni dell'auto."
Eravamo diretti a Tunnel Creek, dove c'e' una grotta che volevamo andare ad esplorare. Ci e' costata un "detour" notevole, l'attraversamento di pozze d'acqua con l'auto, e una ruota che letteralmente si e' disintegrata ma, essendo muniti di quella di scorta, tutto e' finito per il meglio con una storia da raccontare in piu'! Dopo una sosta a Broome e qualche birra sul bellissimo tramonto di Cable Beach compriamo una nuova ruota di scorta e iniziamo a vagare estasiati attraverso il Karijini National Park, che trovo essere il luogo piu' spettacolare di tutto il mio viaggio. Ci dedichiamo alle camminate, percorrendo sentieri che ci obbligano a oltrepassare acque gelate e arrampicarci in molti punti, appagando pienamente lo sforzo con scenari che tolgono il fiato.
Giunti sulla costa noleggiamo pinne e maschere e passiamo ore ed ore ad esplorare questi fondali, dove una piccola barriera corallina e' raggiungibile nuotando un po' piu' al largo.L'acqua che bagna le spiagge dell'ovest ha delle sfumature di turchese e blu cristallino che lasciano a bocca aperta,la sabbia e' bianca,e lo sfondo alle mie spalle e' un'incontaminata distesa di verdi cespugli. Dopo tanto tempo tra terra e rocce il mio cuore ha sobbalzato nell'uscire dal furgoncino e sentire l'intenso profumo di salsedine, quello al quale sono cosi' affezionata.Non sono certa se sia per le lunghe vacanze in barca a vela che mi hanno accompagnata fin dai miei primi mesi di vita, o per il mare che bagna la mia citta', al quale di tanto in tanto chiedevo consiglio seduta sul molo, ma a sguazzare in acque salate mi sento a casa. Passo emozionanti momenti a nuotare con dei pesci grandissimi e colorati, un polipo, delle strane mante punteggiate d'arancione, una grande tartaruga marina, e avvisto uno squalo! Avra' avuto meno d'un metro di lunghezza, cosi' ci siamo messi ad inseguirlo con un bel po' d'adrenalina in corpo, finche' troppo veloce per noi l'abbiamo visto sparire dietro a dei coralli. Tuttavia decido di non perdere l'occasione di poter nuotare con un essere ben piu' grande, ma totalmente innocuo, lo squalo balena. Pago una barca che mi porta al largo, mi danno pinne e maschera, mi tuffo,immergo la testa ed eccolo li' di fronte a me,un pesce di 5 metri e le pinne di uno squalo mi osserva. Resto immobile, lo lascio passare, e mi lancio nell'inseguimento. Non sembra essere troppo disturbato dalla mia presenza.Per dei minuti in cui ho completamente perso il senso del tempo ho nuotato al suo fianco, piu' veloce che potevo, senza mai staccare gli occhi da quella creatura cosi' grande e cosi' incredibilmente bella e gentile,vivendo ogni momento appieno, come d'altronde sto facendo da quando ho messo piede su quell'aereo, sette mesi fa.
Al ritorno a riva, dalla barca avvisto dei dugonghi, e tante balene emergono dall'acqua molto vicine a noi mentre abbiamo modo di vedere tantissimi delfini a Shark Bay, la nostra ultima destinazione marittima.

mercoledì 15 giugno 2011

WILD WILD WEST

30giugno.bigliettodelritorno.einveceno.!
Ritorno a Darwin con un viaggio in treno di due giorni , posticipo d'un mese e mezzo il mio volo verso l'Italia, partecipo ad una lunga notte di festeggiamenti e saluti a Darwin insieme alle persone dell'ostello, e mi lancio verso sud. E' finalmente ora di affacciarsi sulla West Coast!
Martina, Paul ed io lasciamo dunque la citta' di Darwin con leggera malinconia ma con grandi aspettative all'orizzonte. Vaghiamo per qualche giorno nell'immenso e particolare Kakadu National Park, famoso perche' abitato da coccodrilli d'ogni tipo, e ne usciamo vivi,felici e contenti anche se un po' dissanguati da sciami di zanzare, che da sempre provano un amore particolare nei miei confronti. Il giorno dopo ci fermiamo a nuotare nelle gelide ma favolose Edith Falls e guardiamo il sole tramontare su Katherine Gorge dopo aver raggiunto la cima che offre la vista migliore. Lassu' ci godiamo quella magica atmosfera di cui eravamo gli unici spettatori, rilassandoci sulle note d'aneddoti della passata adolescenza e divertendoci ad urlare ed ascoltare l'eco delle nostre voci risuonare a lungo nella buia valle. Il cielo era punteggiato da milioni di pipistrelli,che dopo il calar del sole lasciano la loro comoda postazione a testa in giu' e volano in un'enorme stormo lungo la valle, specchiandosi nell'acqua al di sotto mentre si librano sempre piu' alti, fino ad arrivare a passarci di fronte.
Fattosi gia' buio iniziamo a scendere il monte con l'aiuto di torce un po' scariche, troviamo un luogo adatto per la notte, ceniamo con dei panini al salame e formaggio che ora ricordo come i piu' buoni che abbia mai mangiato, e ci immergiamo nei sacchi a pelo. Tutti e tre dormiamo in macchina, e' troppo freddo perche' uno vada in tenda.
Lasciata Katherine e' ora di imboccare la Victoria Highway, finalmente direzionati verso ovest.

mercoledì 1 giugno 2011

A big shadow, on a far horizon.

Il primo e secondo giorno, tra le infinite ore di guida, ci concediamo una pausa a Mataranka, dove ce ne stiamo pigramente a mollo nelle calde acque d'una sorgente termale circondata da palme. Trotterellando poi intorno ad essa per esplorare i dintorni scorgiamo un cartello infisso di fronte ad un laghetto che indica la presenza di coccodrilli d'acqua dolce, ma invita ad immergersi lo stesso in quanto descrive questi animali come "innocui se non disturbati"; sono quelli d'acqua salata ad essere piu' grandi e molto pericolosi. Iniziamo ad esprimere il nostro scetticismo a riguardo proprio nel momento in cui scorgiamo due occhi scintillare verso di noi: un bell'esemplare di un metro e mezzo almeno se ne stava li' a pochi metri da noi, emergendo leggermente con la testa, e immobile ci fissava...
Il terzo giorno sostiamo per dare un'occhiata ai cosiddetti "Devil's Marbles", biglie del diavolo, rocce granitiche impilate in un precario equilibrio, alcune dalla forma spaventosamente sferica. Li' restiamo a dormire, e mentre loro dormono in auto io sperimento sulla mia pelle il significato di quella cosa che studiavamo a scuola fin dalla elementari, chiamata "escursione termica", e monto la mia tenda che durante la notte viene assalita dai "dingos". Si tratta di cani selvatici che in queste aree sono molto numerosi,non aggressivi o pericolosi, ma perennemente alla ricerca di cibo. Convinta d'esserne pulita, dimentico un sacchetto d'arachidi nello zaino, e vengo svegliata alle 3di mattina da due o tre di loro che raschiano sulle pareti, respirano forte, e sembrano voler trovare l'entrata. Continuando a ripetere nella mia mente le parole d'un australiano incontrato qualche giorno prima "oh, they'll come around your tent yeah, but they won't get in, no worries!" barrico la porta d'entrata e mi siedo a gambe incrociate al centro della tenda, ascoltandoli finche' il sorgere del sole li porta altrove. Certa d'essere sola, esco timidamente e osservo impressionata le loro orme intorno a me.
Il giorno dopo passiamo attraverso la piccola cittadina di Alice Springs, l'unica, per rifornirci di acqua,cibo e benzina e ci dirigiamo finalmente verso Ayers Rock,simbolo del paese per eccellenza.
Arriviamo poco prima del tramonto e ci appostiamo, in attesa che il sole in rapida discesa lo colori di magia, e nonostante il gran numero di turisti con tanto di champagne riesco a godere dello spettacolo togliendomi dalla mente le intimazioni di tutti coloro che mi dicevano ne sarei rimasta delusa, realizzando che si tratta solo di una "grande roccia". Certamente e' triste il fatto che vi sia un'area designata per osservarlo delimitata da un recinto, e che si debba pagare una somma non troppo economica per accedere al parco, ma dimenticando le decine di persone che mi circondavano ho chiuso gli occhi ed iniziato ad immaginare. Ho immaginato di camminare sola in questo deserto piattissimo e di scorgere all'orizzonte un'ombra solitaria incredibilmente grande.Ho continuato ad avanzare per lunghi chilometri senza mai distogliere lo sguardo da quell'enorme sagoma misteriosa, per poi riuscire a raggiungerla, e trovarmi faccia a faccia con il monolite piu' grande presente sul pianeta Terra. Allora ho capito la sua magnificenza, ingrandita dall'enorme valore che "Uluru" ha per la storia della comunita' aborigena del luogo.
Percorriamo il sentiero che vi corre tutto intorno notando pitture rupestri, rientranze che in un passato lontano diedero rifugio a molte persone durante il loro cammino ed una minuscola, l'unica, pozza d'acqua perenne, risorsa di vita per aborigeni ed animali da migliaia di anni. No, "Ayers rock" non e' soltanto una grande roccia colorata.Forse bisogna solo avere un po' di fantasia mentre la si guarda, preoccupandosi un po' meno di attendere l'attimo di luce perfetta per una foto ricordo futura, sforzandosi un po' di piu' nel cercare di ricreare un passato lontano.

sabato 28 maggio 2011

ON THE ROAD to the centre!

Plans change fast, when you're travelling with no plans.

Decido di partire lungo la west coast con Paul ed una ragazza austriaca, Martina. La partenza e' fissata al 10 di giugno, ma non mi va di temporeggiare a darwin per altre due settimane. Che fare? Perche' non una bella scampagnata di 2000km verso il misterioso centro del paese?
Cercando, parlando e setacciando la rete in cerca di passaggi trovo due ragazze francesi che mi accolgono animatamente nella loro ford Falcon, Maurice, in un intrepido viaggio verso le meraviglie che circondano Alice Springs. Le incontro giovedi' sera ai mercatini di Darwin, realizziamo d'avere comuni interessi di viaggio ed e' cosi' che l'indomani parto insieme a Marlene ed Anais, o meglio "Les deux Mauricettes", come amano farsi chiamare.
Poche ore bastano ed entriamo in perfetta sintonia. Sdraiata per ore sul sedile posteriore dell'auto mi trovo sovrastata dalle cianfrusaglie di due ragazze in viaggio sulla strada da ormai 8 mesi e non posso fare a meno di notare l'enorme varieta' d'oggetti superflui che si portano dietro: e' la prima volta che viaggio con altre ragazze. Mi tocca ammetterlo, ma la cosa mi fa sorridere, e mentre mi diverto a sentirle cantare melodrammatiche canzoni francesi a squarciagola, approfitto per richiamare alla mente le mie conoscenze della lingua francese, e cerco di sgranchirmi le gambe come meglio posso nel poco spazio a disposizione.

domenica 22 maggio 2011

CHILLING IN DARWIN...


Sabato sera verso le 8pm abbiamo raggiunto la meta, mentre l auto correva impaziente lungo il buio asfalto, circondata da un tramonto rosa ed arancione. L'autoradio trasmetteva una canzone dei Police, mentre sognavo e godevo di quel momento, cosi a lungo inseguito da non riuscire a credere di viverlo.
Una settimana e’ invece ora gia’ trascorsa.
La sera del mio arrivo saluto con poco calore il mio antipatico compare di viaggio, che meno male ho avuto a fianco per tre giorni soli, gli lascio qualche soldo per la benzina, e decido di concedermi il lusso di vivere in ostello per il mio soggiorno darwiniano; scelgo il piu’ economico, che tuttavia subito mi accoglie a braccia aperte con la sua atmosfera elettrizzante, affollata, un po pigra e molto amichevole. Mentre scambio tipiche informazioni con un po di sconosciuti su chi sono, da dove vengo e cosa ci faccio in cima all´Australia, vedo arrivare il mio vecchio compagno di viaggio Paul. Entrambi notiamo d'avere un aspetto molto piu' selvatico, i capelli crescono, i vestiti si sgualciscono..e stappando una bottiglia di economico vino rosso come ai vecchi tempi, ci aggiorniamo dei mesi appena trascorsi, scambiando aneddoti e storie di viaggio accompagnati da grasse risate.
Nei primi giorni mi dedico a camminare attraverso la citta’ in lungo ed in largo, e a rilassarmi sulla sua bellissima spiaggia impegnandomi a non farmi ingannare e richiamare da un mare piatto ed invitante, che contiene in realta’ meduse mortali e coccodrilli d acqua salata. Ogni mattina prendo in prestito la bici di un ragazzo italiano e pedalo fino ad un grande lago, dove mi fermo ad ascoltare il vento e a guardare le paperelle zampettare tranquille. Nessuno intorno a me.  La domenica ed il giovedi mi reco ai Mindil  beach sunset markets, mercatini sulla spiaggia al tramonto che offrono gli oggetti e le performance piu' strampalate…vecchi pescatori cercano di convincermi di aver trovato il dente piu grande del mondo, proveniente da chissa quale estinto enorme mammifero marino, un ragazzino alto 1metro balla sulle note di Michael Jackson con tanto di guanto, cappello e grande precisione di passi, e un paio di artisti di strada piu’ avanti fanno urlare la folla mentre giocano lanciando in aria mazze e fruste infuocate. Verso sera ha inizio un drum'n'bass all'insegna dei didgeridoo, e tantissimi aborigeni prendono possesso della scena ballando e trascinando le persone a scatenarsi con loro.
Ieri sera temporeggiavo nel verde parco di fronte all’ostello con tanta gente da tutto il mondo, chitarre, ukulele, shakers, un po’ d’alcool e quant’altro, quando un australiano ubriachello giunge con troppa arroganza ed un ego troppo grande a disturbare l’armonia del momento. Pur essendo stato accolto a malavoglia si mette a parlare senza dare spazio agli altri, inizia a raccontare della sua passione per il teatro, ed in qualche modo inspiegabile in poco tempo ci cattura, e ci ritroviamo tutti a pendere dalle sue labbra fino alle 4.30 del mattino mentre ascoltiamo racconti irriverenti e ci rotoliamo nell erba per il troppo ridere. La sfacciataggine e l’ironia intrinseche nella persona si rivelano dunque essere delle carte vincenti, e le sue doti da attore decisamente provate. Alle 7.30 oggi ero in piedi, pronta ad affrontare una giornata di esplorazioni all’interno del Litchfield National Park, a 150km circa dalla citta’. Prendiamo in prestito il furgoncino di Paul, che resta in citta’ a lavorare, e ci avventuriamo avvistando un ragno grande quanto la mia mano, ed enormi nidi di termiti.
Tra le innumerevoli cascate e sorgenti naturali ne troviamo una in cui e’ possibile nuotare poiche’ dichiarata priva di coccodrilli o altre fonti di morte assicurata; faccio una nuotata, esploro un po’ il fondale ed I suoi pesci, mi arrampico su delle rocce, raggiungo la sommita’ della cascata, e mentre mi lancio a braccia aperte, senza guardare giu’, penso a quanto sia speciale e sempre piu' stupefacente questa vita itinerante.

sabato 14 maggio 2011

approaching the Top End

 Si comincia. Un paio di giorni, e approssimativamente 2500 km da percorrere .
Partiti mercoledi verso le 5 di pomeriggio  abbiamo guidato fino a Charters Towers, dove ci siamo fermati per la notte. Ripartiti la mattina presto, giungiamo a Mt. Isa al calar del sole, e dopo un rapido giretto l indomani ricominciamo a guidare, ma carichiamo in macchina uno speranzoso autostoppista, Canario, un giramondo proveniente dalle Isole Canarie, che scopro di aver gia incontrato a Byron Bay. Viaggia da chissa quanti anni e si guadagna da vivere intessendo braccialetti. Coraggio e curiosita` o pura pigrizia? Mah, darei a lui il compito di domandarselo. Con un nuovo passeggero proseguiamo, approcciandoci ai 1500 km restanti.
 Nei momenti in cui la strada che infinita si estendeva di fronte al parabrezza iniziava a stancare la vista,la mente ed il corpo, immobile per ore, qualcos´altro cominciava a pervadere I miei pensieri, catturando la mia completa attenzione. Proprio quando la visione di un´incredibile uniformita` di paesaggio prendeva possesso delle mie aspettative, I contorni di esso iniziavano a sfumare. Mentre l`automobile correva veloce sul grigio asfalto, la vegetazione ed il verde quadro che per chilometri mi aveva incorniciata prendeva infatti a mutare. Gli alberi si diradavano, I cespugli si facevano piu` rari, l erba lentamente scompariva mostrandomi piu terra, finche anch essa iniziava piano a sfumare I suoi colori. Falchi e grandi uccelli rapaci si facevano trasportare dalle correnti aeree altissimi nel cielo turchese ed I cartelli stradali si facevano sempre meno frequenti, mentre la terra si tingeva di ocra, come per magia. Incredibile come la lentezza del processo non spenga la grandezza dello stupore provocato dalla visione di un colore cosi unico, steso a tinta unita tutto intorno; nonostante la gradualita` del cambiamento, qualcosa mi faceva credere di essere appena stata capultata all´ interno di un nuovo ambiente, come fossi il soggetto di un quadro dipinto da un pittore indeciso, che all´ultimo momento decide di passare una pennellata di un rosso surreale sullo sfondo alle mie spalle. Una rossa polvere ha iniziato cosi a colorare le scarpe, l´automobile e ad entrare nei finestrini aperti alla calda aria immobile che dall´esterno si percepiva.
Giunto il tramonto ci fermiamo in una piccola area di sosta poco piu a nord di “Three ways”, l´incrocio delle rotte tra Queensland e Northern Territory, dove pianto la mia tenda e mi siedo a chiacchierare con un po di persone li incontrate, con grande stupore: vi e´ nell´ aria una grande cordialita´ ed una particolare confidenza, probabilmente portate dalla consapevolezza diffusa d´essere le uniche persone presenti  nell´arco di migliaia di chilometri.L´ eta´ non ha piu´ alcuna importanza. Ho l´occasione di confrontarmi con una famiglia di australiani che da un anno viaggiavano attraverso il paese con un camper e tre figli al seguito, e mi trovo a dover aiutare la madre a svolgere I compiti scolastici del figlio piu´ piccolo, al quale viene chiesto di riempire una cartina muta del mondo con I rispettivi nomi dei paesi. Dopo un attimo di titubanza , mi rendo conto che nemmeno la madre aveva alcuna idea di dove fossero paesi come Finlandia, Polonia, o addirittura la Grecia, che confusa con la Spagna. Erano una famiglia davvero adorabile, gentilissimi e molto umani, ma anche un gran bell´ esempio, utile a confermare l opinione che in questi mesi e´ cresciuta in me a proposito della maggioranza della popolazione australiana: il mondo  e´ la loro isola, tutto il resto e´ qualcosa che chiamano europa senza sapere dove stia o come sia suddivisa, insieme ad altri ammassi di terra chiamati continenti. Il tutto sta INTORNO alla loro isola, centro del pianeta.
Oltre all´ allegra famigliola mi diverto a scherzare con due donne neozelandesi in viaggio verso il matrimonio di qualche cugina, che emozionate all´ idea di un po´ d´ avventura dopo lunghi anni in cui svolgevano il loro ruolo di nonne avevano deciso di ubriacarsi pesantemente, suscitando in me una marea di risate sincere mentre barcollavano sghignazzando intorno al focolare. Nonostante le estreme differenze nello scopo del nostro viaggiare, ci si sente vicini ed amici, ognuno porta con se´ una diversa storia da raccontare, ed ognuno ha modo di condividere gli imprevisti o le meraviglie del percorso, sapendo d essere compreso, ascoltato e capito.

“ Red dust.
6.50 am.
The first little bird just started singing behind my tent, the sun is about to rise, red,red dust is everywhere and Darwin´s getting closer.
Mi sembra assurdo ed al contempo fantastico che mi trovi finalmente qui, a campeggiare nel deserto, dopo tutto il tempo passato ad immaginare questo momento. Ad aspettare di inoltrarmi in questa rossa polvere che  t invade dappertutto. It feels good.. “



giovedì 12 maggio 2011


Passata una notte a Mackay, prendo un altro bus e vado verso Townsville; quasi tutti vi passano per raggiungere Darwin. Dopo un paio d´ore ricevo un messaggio di risposta al mio annuncio su internet, da un ragazzo Tedesco che si offre di portarmici, condividendo le spese per la benzina. Cosa fare? Cosa non fare? Ci bevo un caffe, decido che e` a posto, e partiamo verso il nulla eterno, mentre dentro di me cerco di fare un po di conti e realizzo di aver incontrato molte piu persone tedesche che non australiane. Purtroppo o per fortuna tra gli itineranti sono molto piu numerosi dei locali.. 

lunedì 9 maggio 2011

Leaving Emerald

Una nota sul mio diario di viaggio, datata 2 maggio, recita queste parole:  “Fisso la mia enorme mappa dell´Australia per ore, sedendo su questo freddo pavimento inospitale, immaginando il tratto nero che traccerò con il mio pennarello quando avrò battuto la strada fino a Darwin”. leggendole ricordo I difficili momenti ad Emerald quando negli ultimi giorni cercavo pazzamente di trovare una soluzione ed una via d´uscita da quel posto senza dover per forza prendere un aereo.
“ Crazy planning.  
È dagli ultimi quattro o cinque  giorni che sto lavorando più di tredici ore giornaliere. Pulizie la mattina, turni da cameriera a pranzo e cena, e dietro al bar quando la cucina chiude. Per un paio di giorni mi sono riuscita a intrufolare in cucina improvvisandomi pizzaiola nel cercare di far vedere agli australiani come si fa, ma ho rinunciato subito dopo aver visto la considerevole quantità di “barbeque sauce” che mi facevano spalmare sulla pizza anche dopo aver cercato di renderla decente con un paio di Verdi foglioline di basilico. Tuttavia me ne importa assai poco poiche era oggi il mio ultimo turno di lavoro. E´notte, e tardi, dormiro per l ultima volta nella mia casetta ad Emerald, nel mio grande letto ad una piazza e mezza. In un paio d ore mi dovro svegliare, rimettere insieme lo zaino e con la mia torcia pedalare fino alla stazione. Li un bus mi aspettera fino alle 5.45 per portarmi a Mackay, e lasciare questo posto per sempre. Goodbye Emerald.”

martedì 19 aprile 2011

Rockin' the Irish experience!!

Sono le 2.30pm, tra qualche ora inizia un’altro giorno di lavoro.
Dopo qualche particolare esperienza nella raccolta dei pomodori e nella piantagione delle fragole intorno alla localita’ di Bundaberg, mi trovo ora ad Emerald, piccola cittadina di minatori nell’entroterra del Queensland. Ho capito d’aver decisamente dato abbastanza al paese per quanto riguarda la frutta ed il lavoro in fattoria!! Qui ho trovato lavoro in un enorme e nuovissimo Irish pub che ha aperto oggi. Nella scorsa e prima settimana abbiamo rimesso a lucido il locale dopo i lavori di ricostruzione, ieri ho ricevuto la mia divisa, e questa sera sara’ il primo giorno di apertura al pubblico! 200 invitati e 3 camerieri? Mi sa che non m'annoiero'. Dopo mesi "on the road", mi sa che mi tocca civilizzarmi di nuovo. A parte prezzi spaziali come nove dollari per una pinta di Guinness ( il che riguarda I clienti, non lo staff J ) l’ambiente e’ molto caloroso e anziche’ pretendere che io mi trasformi in una macchina da lavoro, come normalmente succede, chiedono prima di tutto di mettere in gioco la propria personalita’ e fare amicizia con i clienti. Si prospetta divertente, e la paga non e’ mica male! La prima settimana ad Emerald e’ stata molto, molto particolare. Sono giunta qui insieme a Tom e Jens, un olandese ed un Tedesco conosciuti nella fattoria dove piantavo fragole. Tutti e tre sul lastrico ci siamo fiondati qui per lo stesso lavoro, scoprendo che Emerald non possiede ostelli, e che l’unico campeggio esistente non consente permanenze piu’ lunghe di una settimana.
Sopravvivendo per i primi 7giorni unendo i soldi per pagare il campeggio, cercavamo disperatamente un posto in cui avremmo potuto alloggiare per il mese intero in cui resteremo qui a lavorare, scoprendo che gli affitti sono altissimi. Ma tra i costruttori dell’ Irish Village troviamo un gentile omone australiano che ci affitta una piccola casettina di sua proprieta’ ad un prezzo incredibilmente economico. Ecco che dunque sono ora qui, con una casa tutta per me dopo piu’ di 4 mesi.. No, non e’ banale come appare. Ha una cucina,una camera,un bagno ed un soggiorno, un letto, un TETTO.…. E’ perfetta! Era piu’ o meno vuota, il proprietario ci ha portati nel garage adiacente  e li’ abbiamo rovistato un po’ portandoci in casa tutto cio’ che ci poteva servire. Abbiamo trovato sedie, un frigo, ed uno stereo addirittura, che ho poi trasportato in casa con un vecchio e grande furgone messoci a disposizione. Il primo mezzo a quattro ruote che guido in Australia! Alloggiamo un po’ fuori dal centro, e tutto intorno ci sono prati e altre sporadiche case simili alla nostra; ci attende una sana ora di cammino giornaliero prima di raggiungere il pub. Proprio di fronte a noi c’e’ un bellissimo cavallo nero appartenente ai vicini, la cui stalla e’ troppo piccola, cosi’ com’e’ troppo infelice il suo atteggiamento mentre trotta a testa bassa in uno spazio minuscolo. Forse mi ricorda qualcuno, che ha deciso un giorno di saltare oltre il cancello, e corre ora libero.

venerdì 25 marzo 2011

The great affair is to move.

Travel not to go anywhere, but to go.

Volevi l’incertezza? Volevi l’avventura? Eccoti accontentata.
Mi trovo a Rainbow beach, minuscola ma stupenda localita’ il cui nome deriva dall’ incantevole spiaggia di sabbia con diverse sfumature di giallo,arancione e rosso. Oltre ad essa vi sono quattro vie in croce, un supermercato (che personalmente non chiamerei “super”), due ostelli e case e casette di ogni tipo. Siedo su una panchina con un cellulare, il mio diario, il mio zaino e pochi soldi, e non c’e’ niente o nessuno intorno a me. Ieri notte sono giunta troppo tardi per pensare di accamparmi da qualsiasi parte non conoscendo il luogo, ed ho pagato 24 amari dollari per la notte in un ostello. Cio’ che ora possiedo potrebbe bastarmi per viaggiare un altro paio di settimane e magari arrivare dritta a destinazione prima di fermarmi per cercare un lavoro. Tuttavia siamo sulla East Coast, vero? La zona popolata del paese, dove i paesaggi possono anche essere delle meraviglie naturali, ma dove l’economia del turismo ha preso il sopravvento. Oltre a fantastiche spiagge e tranquille cittadine straripanti di palme c´e’ Fraser Island, l’isola di sabbia piu’ estesa del mondo, le Whitsunday Islands, arcipelago d’isole bagnate da incantevoli acque cristalline, la Great Barrier Reef, grande barriera corallina. Cosa pensavo? Che essendo capace di badare a me stessa avrei potuto volare qua e la’ senza problemi? Mi sbagliavo. Mi sbagliavo perche’ i viaggiatori sono molto piu’ rari dei turisti in questo mondo, e quello che la gente cerca nel tragitto e’ la sua comodita’ piu’ che il suo senso. Ma la cosa peggiore e’ vedere che molto sono miei coetanei, tutti in fila ad aspettare di essere imboccati.  
Prendiamo ad esempio l’esplorazione di quest’isola di sabbia tanto protetta e orgogliosamente dichiarata patrimonio dell’UMANITA’, che e’ invece patrimonio del business. Essendo molto estesa ci vuole un 4x4 per visitarla come si deve, e questo lo posso capire. Non posso capire invece come il noleggio di un’automobile salga a duecento dollari giornalieri, come le agenzie per “backpackers” che indianeggiano tanto nell’aiutarci esistano solo per vuotare i nostri portafogli e farci credere che l’avventura sia scoprire un luogo seguendo chi lo conosce gia’, riempiendoci il cervello di idiozie mentre ci convincono che da soli non possiamo farcela ma con loro si’. Oh si’.. e’ cosi’ facile! Firmi qua, firmi la’ e senza alcuno sforzo eccoti tre giorni organizzati alla perfezione con tutto incluso e tante cose gratis! Cibo,alloggio,traghetto,istruzioni,guida,tutto fatto! Un sogno! Basta solo dare loro in cambio 400 DOLLARI! Ladri, da me non li avrebbero nemmeno se li possedessi. Tuttavia le possibilita’ sono due: o ti adatti a loro, o possiedi un fuoristrada. In sostanza, ho levato i picchetti e ho proseguito il mio percorso.

Come il mio amico olandese Tom diceva sempre, questo e’ un viaggio e non una vacanza: gli scenari e le lezioni imparate durante il tragitto contano piu’ delle mete raggiunte. Siamo qui per questo, e non per sdraiarci sotto un ombrellone per la cui ombra alleggeriamo un po’ di piu’ il nostro portafogli ogni ora.

venerdì 18 marzo 2011

yeah, time is flying. But YOU ARE THE PILOT...


Fremo. Fremo dal bisogno di cambiare nuovamente, muovermi, vedere nuove persone: domenica lascio Byron Bay.
Quando si intraprende un viaggio lungo mesi o anni, una cosa bisogna sempre tenerla a mente: l’abitudine e’ nemica dell’avventura. E’ probabilmente nella natura umana adagiarsi nelle comodita’ e nell’usuale, ed e’ molto facile dunque perdersi in una nuova routine, ma sono partita per evadere una routine che m’intrappolava, e cio’ che cerco non sono nuove abitudini, bensi’ adrenalina. Si deve fare attenzione pero’, dopo il primo momento di eccitazione per una novita’ a non cadere nell’inganno che cio’ accada sia la norma, ma non sempre e’ facile come sembra. Non e’ nella norma che ci sia un oceano e molto di piu’ tra il luogo in cui mi trovo e quello che era casa mia, tra me e i visi fidati che ogni giorno vedevo. Non e’ nella norma che mi svegli la mattina e faccia colazione con persone mai viste prima e provenienti da quasi ogni parte del mondo. Non e’ nella norma che ogni giorno abbia la possibilita’ di svegliarmi, guardarmi intorno, pensare di volermene andare, rimettere insieme lo zaino, arrotolare il sacco a pelo, disfare la tenda e andare. Senza dover rendere conto a qualcuno del perche’, senza doverlo chiedere nemmeno a me stessa; solo seguendo il mio istinto, che e’ l’unico che sto accettando di ascoltare durante questo viaggio.
Tutto cio’ non esisteva fino a 4 mesi fa e non esistera’ piu’ quando il gioco finira’. Percio’ non e’ routine. Percio’ non e’ normale. Percio’ non potrei mai stancarmi di stupirmi o lasciarmi stupire da ogni piccola cosa qui presente. Percio’ non perdo mai l’occasione di parlare con le infinite persone che incontro anche quando, raramente, il primo impatto e’ negativo, perche’ a volte soprattutto loro avranno qualcosa da insegnarmi. E’ difficile, sara’ difficile, dimenticarla, una simile sensazione di liberta’ e pace. Ma non e’ di certo un problema al momento!! carpe diem.

lunedì 14 marzo 2011

Butterflies and colours all around!


Fin dal giorno in cui sono arrivata,  questo posto mi fa impazzire. Capelli lunghi e spettinati ovunque, gente conciata nei modi piu strani, vestiti colorati, arte, musica e molti artisti di strada. Dormo in un ostello con campeggio, dove lavoro in cambio d’alloggio gratis. Il mio piano era “passare” a vedere questa Byron Bay di cui tutti parlano, starci due giorni, e proseguire lungo il mio tragitto. Sara' per il surf, le spensierate notti di baldoria, i tuffi nell’oceano a notte inoltrata, le passeggiate a piedi nudi in citta’, e le chiacchiere in liberta’ con svedesi, francesi, tedeschi, norvegesi... ma c’e’ un’aura di magia intorno a questo luogo, e quasi 2settimane sono passate dal mio arrivo. Oggi, dopo una spaghettata per pranzo mi sono recata scalza al mercatino che due volte al mese si svolge qua vicino. Ho vagato per qualche ora tra venditori di tutti i tipi, osservando le cose piu’ strampalate; da braccialetti a strumenti musicali in legno a vestiti, cibo thai, frullati di frutta ed una miriade di prelibatezze ed oggetti interessanti. Tutto cio’ al ritmo dei buskers che suonavano in ogni angolo: ho lasciato un dollaro ad un contrabbassista ed un chitarrista matti e particolari che gia’ avevo incontrato tre volte almeno in giro per la citta’. Si ostinavano a insistere con lo stesso scherzo verso tutte le persone che si fermavano. Dopo aver suonato un po’, uno di loro sosteneva che il suo cappello fosse appartenuto a Johnny Cash, finche’ di fronte alle facce confuse e derisorie di tutti se lo toglieva porgendolo in attesa di “cash”, strappando un sorriso a tutti.

domenica 6 marzo 2011

LONGBOARDS in the rain


Mi trovo a Crescent Head, piccolissimo villaggio famoso per il longboard surf, circa 300 km a nord di New Castle. Ci sono arrivata con un passaggio preso da un Tedesco, Joe. Un bravo e prudente autista, ma una di quelle poche persone con cui non andrei nemmeno a bere un caffe’. Cercando di instaurare una conversazione scopro che Joe e’ un  fanatico di dance music, e anche le mie orecchie hanno modo di notarlo ….. se solo l’avessi saputo prima!!! Mi sono sorbita 5 ore di “tunz tunz” , nonostante I miei ripetuti tentative di piazzare un cd ogni volta che usciva dall’auto, o le mie educate richieste di un po’ di varieta’ musicale. Una volta realizzato di aver imparato a memoria l’ultima hit di Britney Spears e tutti i remix di Rihanna ho deciso che era veramente una tortura troppo crudele da sopportare. Ho cosi’ semplicemente chiuso la radio senza cercare altri compromessi, ricevuto un’occhiata d’odio, e iniziato ad ascoltare gli uccellini fuori dal finestrino.
Mi affaccio su una spiaggia magnifica.  Sono con Eve, una ragazza che ha preso il mio stesso passaggio. Abbiamo dormito in spiaggia con sacchi a pelo ed una zanzariera appesa ad un albero. Ha iniziato a piovere alle 5.30. Percio’ mi trovo ora sotto una tettoia e fisso un nero mare. Il sole ancora non e’ sorto, ma i primi surfers iniziano ad arrivare con le loro auto e le loro longboards fissate sul tetto, nonostante sia piuttosto freddo e piova a dirotto. Ma il sole tra meno di un’ora sorgera’, ed un nuovo giorno avra’ inizio. Oggi ci si rimette in strada, verso Byron Bay.
Un insetto che non saprei definire, lungo circa 10cm e largo 5 mi sta zampettando allegramente davanti: penso sia il piu’ grande e schifoso abbia visto in Australia finora; ma dopo un po’ non ci si stupisce piu’. Per chi crede che stia viaggiando in un paese pericolosissimo e pieno di mostri, come io pensavo che fosse prima di mettervi piede, voglio riportare delle righe trovate in un libro del 1978, “Discover Australia’s National Parks”, che se ne stava abbandonato sulla mensola polverosa nel soggiorno di un ostello per il quale mi e’ capitato di passare tempo fa…. “ All things considered, the Australian bush is a most benign environment. It has reptiles, insects and plants that bite or sting, but when you’re walking through the bush they seem very few and far between. Once you’ve been in the bush a few times, and slept out on the ground on a crisp, starry night, you will find that the land is far from hostile, as the early explorers and settlers thought. It is a place where everything goes about its own business of living and you can, if you respect the bush, wander at will and be accepted.”  Nulla di piu’ chiaro e veritiero.